Sala VII: La conquista del Mediterraneo
Nella sala è illustrato il periodo tra il V e il I sec. a.C., che segnò la progressiva espansione di Roma in Italia ed in tutto il bacino del Mediterraneo.
Le opere esposte rimandano ai protagonisti degli eventi di questi secoli, soprattutto per mezzo delle iscrizioni e dei monumenti da essi dedicati.
Caduta la monarchia (509 a.C.), Roma è interessata da cambiamenti complessi che riguardano sia la sua politica interna, sia i rapporti con i popoli vicini. Nella città si verificano lunghi e violenti scontri tra i patrizi, che avevano conquistato il potere esiliando il re, e la plebe, che prende coscienza del proprio ruolo nel nuovo assetto politico-istituzionale della città.
La giovane Repubblica si trova ad affrontare tensioni e guerre con i popoli confinanti, rivelando quella vocazione espansionistica che la porterà in poco più di due secoli a dominare tutta la penisola.
Le vittorie contro i Sanniti mettono in contatto Roma con le città magno-greche della costa ionica, che avevano chiesto e ottenuto la protezione della stessa Roma per fronteggiare le crescenti pressioni delle popolazioni italiche sui loro territori.
Nella seconda metà del III secolo a.C., Roma domina l’Italia peninsulare, dalle foci dell’Arno e del Rubicone fino allo stretto di Messina, affacciandosi così sul Mediterraneo.
I Romani riescono a contendere ai Cartaginesi il predominio sui mari, infliggendo loro ripetute sconfitte: trasformano le battaglie sul mare in scontri terrestri, con l’utilizzo di imbarcazioni dotate di ponti mobili provvisti di uncini (corvi), che facilitano l’abbordaggio delle navi nemiche.
Allo scopo di ridurre sotto il suo controllo anche i territori della Grecia, Roma interviene nei conflitti sorti tra le poleis, sconfiggendone gli eserciti e dando alle fiamme Corinto (146 a.C.).
Nei decenni successivi, il sistema repubblicano, minato dalla volontà di affermazione di forti personalità, si avvia ad un rapido declino.